17 Aprile 2024
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Rossoblu di Geno(v)a

Il Genoa che vorrei
di Luca Canfora

Risparmiamoci reciprocamente la narrazione del mondo come dovrebbe essere, di come dovrebbe essere il calcio, di cosa sia giusto e di cosa sia sbagliato, di cosa vorremmo poter sognare.
Non fraintendiamoci, io non smetto un solo secondo di credere, non ho detto sognare, ho detto credere, che il Genoa possa sovvertire l’ordine dell’Universo e raggiungere le Stelle. Non sto scherzando, io ho bisogno di credere in qualcosa come ho bisogno di respirare, quindi mai e poi mai andrò a dormire senza quel mezzo sorriso di chi pensa a cosa sarebbe quel giorno in cui noi ci trovassimo a gioire insieme per qualcosa di grande dopo tante amarezze, delusioni, e anche qualche ingiustizia.
Un conto è essere realisti, un conto è essere cinici. Io non sono completamente nessuna delle due cose. Sono uno che crede in cose che non si vedono, che non si toccano, e che tutti dicono non esistere. Perché non mi piacciono le mezze misure, e se punto al cielo lo faccio senza corde e senza paracadute, da uomo libero di volare.
Allora prendiamo atto di cosa sia il mondo, di cosa sia il calcio, e di cosa sia il Genoa.
Il mondo gira intorno ai soldi, al potere, allo sfruttamento da parte di pochi di risorse che sarebbero di tutti, di speculazioni, arrivismo, prepotenza, soprusi, abusi, ingiustizie e crudeltà.
Vi sono sembrato troppo duro? No, sono stato lucido, didattico, e onesto. Basta rileggere la storia.
Il mondo del calcio… idem. Se state pensando che il calcio sia uno sport, vi siete distratti.
Su Radio Sportiva da giorni è un parlare continuo delle implicazioni, per la Juventus, di una mancata qualificazione Champions. Si parla di azioni, crollo in Borsa, dei soldi di Ronaldo, del fatto che senza Champions lui non potrebbe restare ma sarebbe durissima trovare qualcun altro che tiri fuori 31 milioni di euro netti all’anno per il suo stipendio, insomma il pallone, il calcio, non è mai stato nominato.
Poi c’è il Genoa. Il nostro Genoa.
Sono abbastanza sicuro che non sia facilissimo comprendere nel profondo il mio punto di vista, quindi sarò il più duro possibile con me stesso per essere certo di essere comprensibile. A me non interessa cosa voglia fare Preziosi, chi sarà il prossimo Presidente del Genoa, come gioca Ballardini, chi gioca di punta, chi si batte il petto sotto la nostra maglia, chi se ne va in un’altra città, un’altra squadra, per soldi. A me, di loro, con tutto il rispetto possibile, non interessa poi moltissimo.
Qualcuno mi piace di più, qualcuno mi piace di meno. Di qualcuno penso sia una buon professionista, di qualcun altro meno. Qualcuno mi sembra una persona per bene, qualcun altro meno. Ma fondamentalmente, per me, ripeto nel più profondo rispetto che io porto a chiunque, sono solo un simbolo, temporaneo, una rappresentazione, momentanea, di qualcosa di molto più grande, duraturo, profondo, viscerale.
Il Genoa.
Ma questo vale anche per me. Sono genoano, genovese, amante perdutamente innamorato, ma pur sempre un piccolo, ininfluente, amante momentaneo del nostro Genoa. Fra 40 anni, forse di più, forse di meno, sarò in un mondo migliore. Qualcun altro amerà, soffrirà, piangerà, urlerà, salterà, gioirà, al mio posto, nel mio posto, nel suo tempo, con lo stesso sguardo, gli stessi battiti.
E allora cosa resterà?
Il Genoa.
Allora contano solo le fondamenta, le colonne portanti, di tutto questo. Non Luca, non Davide, non Enrico, non Goran, o Mimmo, o chiunque altro.
Conta l’amore, solo l’amore, quello vero, perfino quello per la propria città e per la squadra che la rappresenta.
Ripartire dal Genoa vuol dire staccarsi un attimo dal fatto sportivo e ricominciare a tessere la tela delle iniziative, delle relazioni, degli incontri, degli eventi, soprattutto dal basso, per tenere accesa la fiamma di quello che significa la parola Genoa. Il momento è difficile ma non tanto dal punto di vista sportivo, quanto dal punto di vista umano, per tutti noi. L’Italia, Genova, le nostre vite, le nostre relazioni, il nostro mondo emotivo, è stato portato allo stremo da questi ultimi 14 mesi di pandemia ma anche da un mondo radicalmente cambiato, globalizzato, estremizzato, negli ultimi venti anni. Non è un mondo peggiore, non è un mondo migliore, ma è un mondo diverso.
Io sento il bisogno di andare avanti, senza fantasticare con nostalgia su un mondo precedente che è infantile mitizzare ed inutile riesumare, ma portandomi dietro le radici.
E le radici sono sempre le stesse: amore, passione, fiducia, speranza, sogno, fedeltà, onestà, sacrificio, lealtà.
La vita, senza questo, non vale niente.
Il Genoa, per me, è la stessa cosa.
Le cose che durano non si cambiano dall’alto, ma dal basso. Torniamo a sperare, a credere, a sognare, a costruire dal basso il mondo ed il Genoa che amiamo, che sogniamo, che sembra impossibile avere, vedere, raggiungere.
E domani il mondo, ed il Genoa, saranno come li abbiamo sempre desiderati.
No, non sono pazzo, io ci credo veramente.
Anzi, io so che funziona così.
Luca Canfora

Luca Merlo
Luca Merlo
Luca Merlo 49 anni Fiero di Essere Genoano Nato e cresciuto a Sampierdarena Motivo in Piu per Tifare contro quelli la....

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