19 Aprile 2024
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CRONACA DI UN SUICIDIO SPORTIVO

Scrivo queste righe di getto dopo l’orrore di Firenze e mi scuso in anticipo per la lunghezza.
In estate Preziosi allestisce una squadra nauseabonda per l’ultimo mercato della sua esperienza qui, del tutto nefasta negli ultimi 5 anni.
La rosa è scarsa, piena di polente ed ex calciatori, priva di fantasia.
A fine mercato l’ex presidente quanto meno prende 3 giocatori sulla carta affidabili, quelli che sarebbero dovuti essere le garanzie: Caicedo, Maksimovic e Fares, accolti bene dalla piazza.
I due giocatori presi dalla Lazio sono svogliati, quasi sempre indisponibili e disputano poche partite pessime (vedremo se Caicedo si riprenderà), il serbo addirittura scompare dopo l’infortunio.
Le altre due certezze estive, Badelj e Sirigu, si rivelano rispettivamente indecente ed altalenante.
L’allenatore è Ballardini, uomo di buon senso e reduce da grandi salvezze in rossoblù, il quale però appare demotivato e preoccupato dalla prossima cessione di Preziosi, suo eterno rivale, ma paradossalmente l’assicurazione sulla sua carriera in serie A.
Finalmente Preziosi cede ai 777 Partners, ambiziosi, danarosi e pieni di buone intenzioni, che si presentano in grande stile.
Nel mentre Ballardini riesce nell’impresa di perdere a Salerno (e non viene rimosso), dopodiché non va oltre 3 pareggi nel trittico di scontri diretti con Spezia (Genoa bombardato), Venezia ed Empoli.
Il suo destino è segnato.
I 777, che godono della mia massima stima e che reputo persone serie, hanno un unico problema, ovviamente in relazione solo all’esperienza calcistica: sono americani, puntano al nome grosso, allo spettacolo, a far saltare il banco.
Sono appassionato di ciclismo, pur non essendo doriano, e mi permetto un rapido parallelo: al Tour de France 2000, con Armstrong in maglia gialla con un vantaggio abissale in classifica, Pantani attaccò al primo colle di una tappa alpina, a 150 km dal traguardo, per far saltare il banco, anzichè accontentarsi della vittoria di tappa e del podio finale (nel nostro caso la salvezza); voleva rivincere il Tour (e i nuovi proprietari volevano la salvezza, lo spettacolo e gettare le basi per il futuro contemporaneamente).
Andò male purtroppo quel tentativo, malissimo.

I 777 ingaggiano dunque Shevchenko, fenomenale da calciatore, nome strabiliante e dunque strapagato, ma mai sulla panchina di un club da allenatore.
Il calendario è tremendo e gli infortuni fioccano.
Non arriva nè una svolta di risultati, nè di gioco, nè morale, anzi la situazione precipita.
Come D.S. largo allo “sperimentale” Spors, tedesco ex Vitesse, grande conoscitore del calcio internazionale.
Il problema è che le sue strategie sarebbero fantastiche da inizio anno, non nel bel mezzo di una situazione incresciosa, ereditata da lui solo ai primi di dicembre.
Supportato dai sacrifici economici degli americani, il tedesco porta subito ragazzi giovani di belle speranze, ma lascia clamorosamente sguarniti di acquisti i reparti che palesemente richiedevano gli interventi più urgenti, ossia il centrocampo e il comparto di ali / seconde punte, a seconda del modulo.
Non è ammissibile, nonostante le difficoltà del mercato ed i rifiuti, aver disputato 3 partite di serie A dell’anno nuovo senza un rinforzo a metà campo e senza un uomo di fantasia davanti.
Le telenovele Miranchuk ed Amiri, se anche si concluderanno positivamente una buona volta, francamente hanno stancato. È troppo tardi!
Dopo il penoso KO con lo Spezia a Marassi e la dignitosa sconfitta in Coppa Italia con il Milan, termina anche l’avventura di Sheva qua, esonerato per far posto a Labbadia.
In tutto questo circo sono gravissime anche le responsabilità dei calciatori, ai quali non è sufficiente l’alibi della assoluta pochezza tecnica.
L’esempio più sconcertante penso che l’abbia dato il nostro cannoniere (meno male che sa segnare, perché altrimenti è come non averlo) Destro a Firenze: mentre il volenteroso Yeboah andava in pressing sui difensori avversari, lui camminava per il campo, senza stimoli nè un minimo di brillantezza atletica, trascinandosi stancamente a mò di tartaruga.
Ora, per favore, almeno un pò di dignità: non è pensabile presentarsi per altri 16 turni a fare figure immonde e mero turismo su e giù per l’Italia!
Per una società che investe e paga lauti stipendi e per chi, come tutti noi, cestina letteralmente il proprio tempo a vedere esibizioni che di calcio non hanno nulla, solo per la fede e la passione.

Vittorio Semino
Vittorio Semino
Genovese, 30 anni, "malato" di calcio e ciclismo (non quello blucerchiato), il Grifone come fonte di gioia e (troppo spesso) amarezza.

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