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L’IMPAZIENZA E L’INCOMPETENZA

Il calciomercato si sa, per il tifoso del Genoa, è un periodo di forte tensione.
Orecchie tese alle voci di mercato, occhi puntati sulle locandine dei quotidiani, notti insonni sui programmi tv. Eravamo abituati ad un tourbillon di nomi già dal terzo fischio dell’ultima partita del campionato precedente. Ormai rassegnati che già in estate si parlava di chi sarebbe partito a gennaio e a gennaio di chi avrebbe salutato al 30 di giugno. In mezzo mille voci, andirivieni di operazioni di mercato.
Con il nuovo staff invece, silenzio di tomba. Voci non se ne fanno, niente spifferi. I nomi che escono sembrano perlopiù goffi tentativi di far credere di essere informati. Nessuno sa chi tratta chi. Solo a cose fatte si annuncia. Un modo di lavorare serio e preciso, che purtroppo negli ultimi anni è venuto a mancare.
Al punto da far passare per alieno chi invece opera con normalità. Questo però scatena il primo problema che sta affliggendo non tutta, ma una fetta consistente della tifoseria: l’impazienza. Si vuole sapere, si vuole conoscere, si deve prendere qualcuno. Ma la fretta è cattiva consigliera, specie per chi sa che non può sbagliare e mancare un obbiettivo fondamentale.
E mi pare strano che dopo calciomercati “preziosi” non si sia capito che far numero non vuol dire fare calcio con criterio. La seconda problematica si manifesta in coppia con la prima: l’incompetenza. Tanti, troppi parlano senza sapere.
Giudizi a mo di sentenza su chi poi, senza nessuna vergogna, ammettono di non aver mai sentito nominare. Il nome non garantisce il rendimento, ovviamente. Ma vale sia per chi vede tutto troppo ottimisticamente sia per chi, soprattutto, parla già di doppia retrocessione e serie c. Perché se si ammette di non sapere chi sia un giocatore, non si può allora pretendere di aver ragione sulla valutazione. E parlare senza sapere di cosa si parla, espone a figuracce.

Quindi basta parlare di immobilismo, calciomercato fallimentare (per giunta nemmeno ancora iniziato). Basta voler per forza accendere la miccia del malcontento (e grazie a Dio vi seguono in pochi, ma comunque sempre in troppi). I conti si faranno tra un po’ di tempo. Fino ad allora il fiato lo si deve usare per spingere il Genoa alla vittoria.

OVUNQUE E COMUNQUE

Stefano Zaghi
Stefano Zaghi
34 anni, ferroviere. Papà mi ha trasmesso la malattia per il Genoa. "E capire tu non puoi, se non sei come noi"

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