È un attaccante di valore,ma condizionato dai troppi infortuni,il giocatore di cui parliamo oggi.Il suo nome è Gianni Comandini.
Il suo cammino inizia nelle giovanili nella squadra della sua città,(Cesena)ed esordisce in b nel 95,giocando una sola partita.Tappa toscana con il Montevarchi prima di tornare,più “maturo”l’anno successivo al cesena sempre in terza serie, contribuendo alla promozione fra i cadetti della squadra bianconera.
Nell’estate 1998 il direttore generale del Vicenza, Gasparin acquista il suo cartellino, lasciandolo però un’altra stagione al Cesena, dove si mette in luce realizzando ben 14 reti. A fine stagione passa alla società biancorossa,al Vicenza diventa il miglior marcatore stagionale con 20 reti, guida la squadra alla vittoria in campionato ed alla riconquista della massima serie.
Il Milan fa pazzie e per una cifra intorno ai 20 miliardi di lire fa suo il cartellino.Sembra l’inizio di tutto,nazionale ,europa,serie A,sembra tutto a portata di mano per Comandini.
Nell’estate del 2000 segna nel finale della gara d’andata dei preliminari di Champions League il gol del 3-1 sulla Dinamo Zagabria,ma nella sua prima stagione in A le presenze saranno solo 13,nella storia,le uniche due reti,realizzate nel mitico(per i milanisti)derby del 6-0.
Chiusa l’esperienza milanese,con qualche rammarico,nell’estate 2001 passa all’Atalanta,per 30 miliardi di lire (risultando, all’epoca, l’acquisto più caro della storia della società bergamasca); e pur giocando titolare, segna solo 4 reti.
Rimane nella dea anche nel 2002-2003, stagione che lo vede in campo solo in 10 incontri di campionato e nella stagione successiva, a gennaio arriva qui,grandi aspettative ma 1 solo gol,realizzato a Trieste (sconfitta 2-1) con una goffa rovesciata,ma anche qui si ritaglia poco spazio,saranno solo 10 le presenze e tutte all’insegna del vorrei ma non posso.
Anche nel 2004-2005 gioca pochissime partite, fra Atalanta in A e Ternana.Nel 2006, a seguito di problemi fisici persistenti ed a soli 29 anni, chiude la sua carriera di calciatore professionista, con all’attivo 55 presenze e 9 reti in A 94 presenze e 37 reti in B.
Dopo il ritiro è tornato a Cesena,dove ha aperto un ristorante. Non fa più parte del mondo del calcio. Fa il deejay in un teatro dell’800 che lui stesso ha ristrutturato insieme a degli amici.
“Faccio il deejay – ha detto al Corriere.tv – Ho cambiato completamente vita, ora seguo il mio locale e mi diverto a mettere i dischi. I 30 miliardi pagati dall’Atalanta per il mio cartellino? Era un altro mercato, quello, vivevamo un’altra situazione economica. Oggi certe cifre non si sentono più”.
Lasciò il calcio molto presto, a soli 28 anni. “È vero che si tratta di un ambiente bello ed emozionante – spiega – ma allo stesso tempo è anche un mondo molto impegnativo, dove gli equilibri non sempre sono molto umani. Questa cosa, alla lunga, mi aveva stancato. A un certo punto non mi sono più sentito a mio agio, così ho deciso di salutare tutti e di mettermi uno zaino in spalla e di iniziare a girare”.
In giro per il mondo, una nuova passione. “Sono stato in Brasile più volte per un totale di sei mesi – racconta – poi Costa Rica, Messico, Nuova Zelanda, Australia, Sri Lanka. Mi sono innamorato della tavola da surf: con lei non ci sono regole, non ci sono obblighi. E’ uno degli sport che esprime maggiore libertà, proprio quella che stavo cercando”.
Poi di nuovo a Cesena e alle sue origini. “Ho viaggiato tantissimo – ricorda – ma poi, alla fine, sono tornato a quella che era la mia passione da ragazzino: la vita del Dj. Lì ho potuto riassaporare il gusto del rock che ho sempre amato: AC/DC, Red Hot Chili Peppers, qualche spruzzata di Queen. Tutto molto classico, lascio a quelli bravi la possibilità di andare nelle nicchie”.Personaggio davvero singolare Gianni Comandini
Emanuele