14 Maggio 2024
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VASQUEZ E UN CALCIO CHE NON TRADISCE MAI

Se i riflettori in questa via crucis (non come prestazioni, ma come punti in classifica) sono giustamente puntati in positivo sugli acquisti invernali di Spors Hefti e Østigard, è giusto rendere merito anche all’unico acquisto rivelatosi realmente utile tra quelli del nauseabondo mercato estivo: Jóhan Vasquez, messicano classe 1998.
Sì, perchè il difensore centramericano, fatto esordire con discreto ritardo da Ballardini, da lì in poi è stato titolare con tutti e tre gli allenatori succedutisi in panchina ed il suo rendimento è sempre stato soddisfacente.
Utilizzato indifferentemente da centrale nella 4 e nella 3 e da terzino sinistro nella 4, a fronte di un tasso tecnico certamente da affinare, ha esibito diverse pregevoli qualità: rapidità, alta concentrazione, abilità in marcatura, propensione a vincere gli uno contro uno contro chi lo punta e stacco di testa importante.
Un uomo dal quale ripartire.
Vasquez è l’ennesima dimostrazione di come i pochi messicani che giungono in Europa non tradiscono mai.
Il movimento “tricolòr”, da sempre evoluto tatticamente, raramente esporta giocatori in Europa; questo perché il livello del loro campionato è buono e gli ingaggi lauti.
I pochi che sono arrivati nel Vecchio Continente si sono integrati con grandi risultati: dal capostipite Hugo Sanchez, punta e super asso di Atletico e Real negli anni ’80 e primi ’90, allo storico capitano della nazionale Rafa Marquez al Barcellona, dal prolifico uomo d’area “Chicharito” Hernández al più completo Raúl Jiménez del Wolverhampton.
Due squadre europee hanno pescato messicani con enorme successo: il PSV con il difensore Salcido, Lozano ora al Napoli e l’ala sinistra Guardado, attualmente al Betis e portato in Europa dal Deportivo La Coruña una vita fa; l’altra è il Porto con il funambolico “Tecatito” Corona, anch’esso arrivato in Europa in Olanda al Twente, e soprattutto Hector Herrera, centrocampista che sa abbinare la sostanza alla qualità.
Come spesso accade, l’unico che ha davvero deluso è stato il più promettente di tutti: Giovani Dos Santos, enfant prodige 15 anni fa ai tempi del Barça.
Il nostro Vasquez, domenica dopo domenica, sta portando avanti la bella tradizione in Europa dei messicani.
Bravo chi (probabilmente Marroccu) ha avuto l’intuizione di prenderlo dai Pumas dopo l’ottima Olimpiade con la sua nazionale, culminata col bronzo.

La sua non è la faccia triste dell’America, come in “Messico e nuvole”, ma la faccia di chi ha entusiasmo, belle doti, fame di traguardi e crede in ciò che fa.

Vittorio Semino
Vittorio Semino
Genovese, 30 anni, "malato" di calcio e ciclismo (non quello blucerchiato), il Grifone come fonte di gioia e (troppo spesso) amarezza.

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