19 Aprile 2024
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AMORE TOSSICO

Utilizzo il titolo di un meraviglioso film italiano degli anni ’80, che tratta di un tema forte e delicato come la dipendenza, per descrivere quello che a volte si sente e si legge attorno al Genoa. Come nel film, si è coscienti che questa dipendenza crea problemi, ma non si riesce a farne a meno. Iniziò 5/6 anni fa, quando molti (ma ancora troppo pochi) si accorsero che la politica societaria stava cambiando, virando ormai su un mercato compulsivo, abbandonando l’aspetto sportivo in favore, unicamente, di favori agli amici ed agli amici degli amici.
Erano gli anni del “5%”, gli anni del “trovatelo voi l’acquirente”, gli anni del “vi meritate Scerni e Dalla Costa”. Poi, dalla stagione passata, essendo ormai chiaro lo sfacelo societario in cui eravamo precipitati, cominciò una diatriba con protagonista l’allenatore. Diatriba esplosa in questo campionato, dove il non essere soddisfatti dei risultati (al netto dell’ennesima rosa deficitaria) e di certi atteggiamenti del mister, era sinonimo di antigenoanitá, di poca riconoscenza, di pensiero filo-presidenziale.
Con l’arrivo di 777 Partners, giungiamo al terzo capitolo di questo “amore tossico”.
Questa dipendenza dalla polemica gratuita, fine a se stessa, ambientalmente debilitante. Prima da una parte del giornalismo nostrano, sempre pronto ad insinuare il dubbio su sponda rossoblù (mentre a levante splende il sole e chiunque sia interessato lo fa perché, sotto sotto è tifoso), in merito alle reali intenzioni della nuova proprietà ed ora da parte della tifoseria, in merito al mercato. Si sente, si legge che gli americani siano parolai, tutta fuffa. Accuse di immobilismo, perché qualcuno aveva sparato nomi altisonanti, palesemente irraggiungibili. Critiche da chi si è fatto andare bene fenomeni parastatali con ingaggi monstre, scommesse azzardate, favori ai soliti noti.
Improvvisamente si pretende il top, il nome da titolone. Non si dà tempo per lavorare, dopo quasi un ventennio sprecato. C’è chi rimpiange la vecchia proprietà, c’è chi dice che “con lui la squadra ad oggi era già rifatta e la salvezza in cassaforte”, dimenticandosi però il prezzo che abbiamo pagato.
Lasciamo lavorare, torniamo a tifare perché torneremo a sognare.
Disintossichiamoci da questo “amore tossico”

Stefano Zaghi
Stefano Zaghi
34 anni, ferroviere. Papà mi ha trasmesso la malattia per il Genoa. "E capire tu non puoi, se non sei come noi"

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